mercoledì 18 maggio 2011

Consumo di suolo e autonomia fiscale/3

Affollato incontro venerdì 6 maggio a Salò per discutere di temi che stanno a cuore agli amministratori locali, ma anche a tutti quei cittadini gardesani che vedono con grande preoccupazione la politica dissennata degli ultimi anni che hanno visto il degrado del nostro pregiato ambiente naturale. Dove Sindaci portano avanti scelte coraggiose vengono premiati, come Lorella Lavo riconfermata Prima Cittadina di Moniga, dopo aver adottato un PGT a consumo di suolo 0,5%.

Uso del territorio e autonomia fiscale: ne abbiamo discusso con l’intervento di Claudio Martini, presidente della Regione Toscana nel passato decennio.

Si è partiti dalla riflessione su uno dei primi provvedimenti del Governo Berlusconi: l’eliminazione indiscriminata dell’ICI sulla prima casa; un regalo ai possessori di ville e case di lusso, visto che già il Governo Prodi aveva esentato le case di minor valore. La conseguenza è che ai Comuni è stata sottratta una delle principali fonti d’entrata. Il Governo Berlusconi in questi tre anni ha messo le mani nelle tasche degli Italiani, visto che la pressione fiscale è aumentata, ricorrendo soprattutto alle “mani operative” delle amministrazioni locali, per raggiungere precari equilibri di bilancio, a seguito di tagli ingenti ai trasferimenti dallo Stato a Regioni ed Enti Locali oltre che scaricando in periferia i tagli all’Istruzione, alla Sanità e ai Servizi Sociali e in molti altri settori della vita delle famiglie e delle comunità.

E’ stato chiesto a Claudio Martini, che coordina il forum degli Enti Locali del PD di spiegarci cosa non va della proposta dei federalismo municipale del Governo, di cui la lega si riempie la bocca.

Martini giudica la proposta una pianticella che sta nascendo storta e che se non si corregge subito provocherà guasti notevoli alle comunità locali, soprattutto a quelle piccole e che non possiedono fonti d’entrata:

1) MENO SOLDI DALLO STATO ai COMUNI (riduzione trasferimenti erariali -1,3 miliardi nel 2011, -2,2 miliardi dal 2012);
2) PIU’ TASSE PER LAVORATORI DIPENDENTI E PENSIONATI (molti Comuni saranno costretti ad aumentare l’addizionale Irpef o ad istituirla);
3) IMPOSTA DI SOGGIORNO che i Comuni turistici possono istituire per prendere soldi;
4) CEDOLARE SECCA: i proprietari di abitazioni affittate possono optare per un imposta sostitutiva ma non ci sarà nessun beneficio per gli inquilini;
5) L’autonomia tributaria è bloccata fino al 2014.

2. Fase a regime (dal 2014):

6) INTRODUZIONE IMU (Imposta Municipale Unica) che sarà maggiore della vecchia Ici e graverà su immobili non locati;
7) PIU’ TASSE PER LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE E ENTI COMMERCIALI: dal 6,4 %o (ICI) ad almeno il 7,6 %o (IMUP);
8) Sistema perequativo non ancora determinato;

Sia nella fase di transizione, sia a regime dopo il 2014, vi sono soltanto compartecipazioni dei comuni a tributi erariali, ossia nessuna autonomia dei sindaci. L'Imposta municipale unica, unica non è, in quanto si affianca a tante imposte oggi in vigore e conservate. Sopratutto, colpisce pesantemente gli immobili utilizzati dagli artigiani, dai commercianti, dai piccoli imprenditori per il loro lavoro, mentre esenta le società di capitali. L'aliquota prevista per l'Imu per dare un gettito significativo è così elevata che Calderoli e Tremonti, pur conoscendola, non hanno il coraggio di scriverla nel testo. Infine, non c'è nulla sulla perequazione”.

Nel settore del turismo ad esempio, sulla tassa di soggiorno, le soluzioni di Calderoli sono un pasticcio incredibile ideato per fare cassa, ma che alla fine produrranno danni solo al turismo.Viene data la possibilità ai comuni capoluogo di provincia di istituire la tassa di soggiorno, da 0,5 a 5 euro per notte di soggiorno, senza alcuna destinazione economica chiara degli introiti. Anche Confcommercio ha espresso dubbi sulla tassa di soggiorno.

Manca poi ogni riferimento alle necessarie modifiche istituzionali: per ridurre i costi dei Comuni è necessario favorire il loro accorpamento o le Unioni dei Comuni, con incentivi, per avere uffici più efficienti, evitando duplicazioni costose. Manca una vera “Carta delle autonomie”, il Senato delle Regioni col superamento del bicameralismo e il dimezzamento dei parlamentari.


E per finire: di quale autonomia si parla se tutto viene deciso dal Governo e dal Parlamento a Roma?

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